lunedì 9 marzo 2015

Il villaggio olimpico è frutto di una pianificazione urbana a grande scala, e sebbene si sia trasformato nei decenni e abbia aggiunti importanti tasselli nel mosaico generale dell'area, non concepisce un luogo di aggregazione ampio e referenziale come può essere quello di una grande piazza. In una città che fa del "quadratum" un luogo funzionale alla logistica dei percorsi, essenziale per il ritrovamento di un punto di riferimento, pare illogico non localizzarne alcuna. Monumentale o non, geometricamente simmetrica a grandi assi viari oppure irregolare e inglobata nei tessuti urbani, Roma fa delle agorà lo snodo tra l'intelaiatura dei percorsi o semplicemente il luogo che apre lo spazio nei sistemi abitativi più densificati. Questo è lo spunto per trovare la necessità di costruire un nuovo oggetto urbano:un elemento che si affianchi ottimamente alla logica della piazza come spesso riescono l'arco o l'obelisco. Questo non significa progettare un monumento, bensì ideare un edificio che risponda alle necessità di ritrovare un luogo simbolo della collettività. L'urban void 20 trova i connotati per affrontare questa questione, perché essa si attrezza una volta a settimana a questa funzione (mercato del venerdì) ma con le spoglie di un parcheggio desolato. Pensando, inoltre, alla grande permeabilità che il quartiere conserva attraverso l'elevazione delle strutture su pilotis, appare logico che la fruizione di uno spazio aperto di questo genere sia anche potenzialmente favorito dalla conformazione urbana.



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